L'Elettra,
la candida nave che naviga nel miracolo
e anima i silenzi eterei del mondo
(Gabriele D'Annunzio)

Di candido ormai resta ben poco di quella splendida nave che fu l'Elettra. Arrivò a Trieste nel 1962 dopo essere rimasta semisommersa vicino a Zara a seguito del bombardamento subito nel 1944. Un rimorchiatore la trainò nella città giuliana e restò adagiata nel bagnasciuga fino a quel nefasto 1977, anno in cui fu deciso dal Ministero delle Poste, proprietario della nave, di farla a pezzettini. Solo con lo smembramento uscì infatti dall'acqua  ma in condizioni inimmaginabili, completamente devastata dalla ruggine. A quel punto la prua finì dimenticata all'Arsenale Triestino San Marco della Fincantieri, e ci rimase vent'anni, abbandonata in un piazzale assolutamente irraggiungibile per chiunque desiderasse vederla. Non era possibile scorgerla neppure da lontano. Va qui ricordato che alla conservazione della prua contribuì in maniera determinante Fulvio Anzellotti della Veneziani Vernici, che fornì gratuitamente dei convertitori di ruggine e degli smalti protettivi che hanno fatto un lavoro egregio, visto che ancora oggi la prua e completamente protetta, sia all'esterno che internamente, dalla speciale vernice.  Il 6 settembre  2000, dopo "soli" trentaquattro anni, finalmente la svolta: Un consorzio di imprese del ramo telecomunicazioni, tra cui proprio la Marconi, finanziano l'opera di recupero del manufatto. La prua parte finalmente per quello che sarà il suo ultimo viaggio. Nel cantiere navale viene sollevata e caricata su un rimorchio speciale che a sua volta, trainato da una motrice, si imbarca su una grossa chiatta. A questo punto il viaggio via mare porta l'Elettra dal cantiere San Marco al centro della città, alla stazione marittima. Azionando delle pompe la chiatta viene riempita d'acqua fino a portarla allo stesso livello del piano stradale. E' forse il momento più emozionante, quanto il camion con il gigantesco rimorchio su cui si trova la prua di "Elettra", per un peso di svariate decine di tonnellate, passa dal mare alla terra ferma. Finalmente la città scopre per la prima volta questo incredibile cimelio del passato, ignorato spudoratamente per troppi anni, nonostante i continui appelli della figlia dello scienziato, Elettra Marconi, presente alla cerimonia svoltasi per l'occasione, e raggiante come non mai, come testimonia la foto che pubblichiamo.  Alla sera, con un trasporto eccezionale che si protrarrà per oltre sette ore, con le vie di Trieste completamente chiuse al traffico, ed una folla di curiosi che seguirà l'evento anche durante la notte, il gigantesco manufatto è stato trasportato nel piazzale prospiciente l'Area di Ricerca di Padriciano, a qualche chilometro da Trieste, sul Carso triestino, di fronte al Laboratorio di ricerche elettromagnetiche "Guglielmo Marconi". Ora è finalmente visibile a tutti, anche da coloro che percorrendo l'autostrada A4 in direzione Trieste, in prossimità dell'uscita di Padriciano potranno vedere la gigantesca prua alla loro destra, a pochi metri di distanza. Inutile dire che questo trasporto ha interessato tantissimi radioamatori della zona che hanno seguito numerosi le varie fasi delle complesse operazioni di trasporto. Addesso la prua sarà affidata ad un artista specializzato nelle opere metalliche, Giò Pomodoro, che trasformerà uno scheletro deturpato dal tempo in un'opera d'arte, almeno queste sono le intenzioni di chi ha commissionato il trasporto. Staremo a vedere, ma certo un grande passo avanti è stato fatto.

 

Fonte: http://www.radiomarconi.com/marconi/elettra/index.htm

 

La prua dell'Elettra all'Area di Ricerca di Padriciano