Viaggio nel mondo dei radioamatori
Tutti noi conosciamo Guglielmo Marconi, il geniale scienziato italiano che nel 1895 con il suo primo esperimento di telegrafia, donò a l'umanità una delle più grandi invenzioni di tutti i tempi che avrebbe rivoluzionato per sempre il modo di comunicare a livello planetario, il telegrafo senza fili.

Bisogna però attendere il 1906, prima che un altro grande inventore Reginald Fessender, riesca a trasmettere la voce umana attraverso l'etere, realizzando così la prima vera radio, come la conosciamo adesso. Questo nuovo strumento entusiasmò subito milioni di persone, suscitando in molti di essi la voglia di parlare, e ascoltare altre persone, distanti magari migliaia di chilometri, ma con mezzi autonomi, magari artigianali, nacquero così i primi radioamatori.

Quelli italiani più famosi furono sicuramente i fratelli Judica Cordiglia di Torino, che dal 1957, fino al 1975, quando cessarono l'attività, captarono la voce di almeno 14 astronauti russi morti in orbita attorno alla terra, di cui l'Unione Sovietica negò sempre l'esistenza, nel contesto di guerra fredda in atto in quegli anni con gli Usa.

Con attrezzature rudimentali assemblate con pezzi derivati da radio militari residuati bellici, e antenne costruite da essi stessi, i due fratelli torinesi captarono nel 1957 i segnali dello Sputnik, il primo satellite messo in orbita dall'uomo, e poi in seguito, sentirono e registrarono le voci e i battiti cardiaci di astronauti russi, uomini e donne, messi in orbita in gran segreto, e che purtroppo in quegli esperimenti persero la vita. La divulgazione di queste registrazioni provocò una forte commozione nel mondo libero, e irritò talmente le autorità sovietiche che, in una trasmissione televisiva di alcuni anni fa, i due fratelli ammisero che furono messi sotto attenta e stretta sorveglianza da non ben identificati “servizi”, situazione che consigliò loro di cambiare sede alla stazione radio, ma che non gli impedì di continuare l'attività di ascolto.
Ma fu attorno ai primi anni Settanta, complice anche le migliorate condizioni economiche del Paese che questa passione crebbe tra la gente comune in modo esponenziale, e con la messa in commercio dei primi apparecchi ricetrasmittenti a prezzi contenuti, nacque anche un'altra branchia di radioamatori, i cosiddetti CB. Con il nome di radioamatore si tende a generalizzare chiunque usi un apparecchio ricetrasmittente, ma la realtà è ben diversa, le differenze tra le due categorie sono notevoli.
Il radioamatore chiamato in gergo OM da (Old Man) è un appassionato che, per svolgere la sua attività deve essere munito di una Patente rilasciata dal Ministero delle Comunicazioni, conseguita attraverso un'esame scritto in cui deve dimostrare la sua competenza in materia, deve trasmettere su frequenze ben definite, può servirsi di apparecchi anche non omologati, o addirittura autocostruiti, anche verso l'estero, è inoltre provvisto di un suo codice di identificazione personale unico su tutto il territorio nazionale, che ne garantisce la rintracciabilità in ogni momento. Questo tipo di radioamatore può svolgere, previa autorizzazione, diverse attività di ausilio alle Istituzioni, come appelli per richieste urgenti di sangue, ponti radio per calamità naturali, oppure assistenza tecnica per avvenimenti sportivi che necessitano di assistenza radio.
Il CB invece da (citizen's band) o banda cittadina, è un appassionato che usa apparecchi omologati dal Ministero delle Comunicazioni, su frequenze standard e a distante limitate, può usare un nome di fantasia, perciò la sua vera identità può restare anonima, e non necessita di alcuna abilitazione. Con l'avvento delle nuove tecnologie come Internet, ed i telefoni cellulari, si è assistito ad una drastica diminuzione dei CB, presenti ormai solo sui camion e barche da diporto, mentre è in atto una poderosa modernizzazione e potenziamento tecnologico degli apparati più grandi, gestiti da radioamatori OM. 
L'avvento delle nuove tecnologie anziché indebolirli ha favorito in modo incredibile il rinnovamento tecnologico di questa categoria di appassionati, che dispongono ora di diversi modi di trasmissione, alcuni al limite della fantascienza. Infatti oltre alla normale fonia (voce) e il vecchio codice Morse (Cw) oggi sono in grado di inviare dei veri “pacchetti” di segnali digitali gestiti dal computer, o rinverdire e velocizzare la vecchia telescrivente (Rtty) sono in grado persino di trasmettere un'immagine con il sistema (SSTV). 
Ma i prodigi non si fermano qui, usando canali satellitari a loro dedicati, possono comunicare tranquillamente in ogni parte del globo senza bisogno di ponti radio, o ancora più fantascientificamente possono usare la superficie lunare come fosse una parabola riflettente, per comunicare con una persona dall'altra parte del globo, sono addirittura in grado di far “rimbalzare” i loro segnali radio, sulle scie ionizzate lasciate dalle meteore che entrano nell'atmosfera terrestre. Parlando dei radioamatori non si può fare a meno di ricordare la loro disponibilità ad aiutare il prossimo in caso di calamità naturali, come avvenne ormai parecchi decenni fa per la disastrosa inondazione che colpì il Polesine, o per il drammatico alluvione di Firenze, dove con i loro apparecchi, sopperirono alla totale distruzione delle linee di comunicazione, permettendo così un minimo di coordinamento degli aiuti, salvando sicuramente molte vite.
A prima vista la categoria dei radioamatori sembrerebbe una confraternita chiusa, impermeabile all'esterno, specialmente a chi non sia iniziato alle cose di “radio”, tanto da avere elaborato un linguaggio tutto loro, ma nella realtà, a ben guardare sono tutto l'opposto: apolitici, presenti in tutto il mondo, insensibili alla razza, religione, ed al ceto sociale, svolgono la loro attività solo per hobby, senza scopo di lucro, che siano loro i depositari del segreto della fratellanza mondiale?