Nell’etere dei radioamatori si è aggiunta da pochi giorni una voce nuova, ma diversa dalle altre. Nome in codice: IZ1TSN. Una voce che vorrebbe gridare al mondo, ma non può. Una voce che non si arrende alla Sla, la malattia che uccide il fisico un pezzo alla volta, lasciando intatti pensieri, intelligenza, desideri. La voce è quella di Michele Riva, malato di Sla da oltre 10 anni. Imprigionato dalla malattia a 41 anni.

 

«Può sembrare una barzelletta, eppure sono un muto che vuole parlare con il mondo via etere» dice Michele. Lo dice con gli occhi, attraverso una macchia in grado di tradurre in suoni i movimenti dei suoi bulbi oculari. La malattia gli ha sottratto l’uso della parola. Per comunicare si affida a un computer che gli consente di navigare su internet, mandare mail, tenere i contatti con gli amici. Ha scritto un libro. Da inguaribile granata ha organizzato anche un evento sportivo, tra vecchie glorie di Juve e Toro per raccoglie fondi a favore della ricerca sulla Sla. Pura energia.

Tempo fa, «chattando» in rete, ha incrociato un radioamatore, Piero Arianos, del gruppo di Rosta. Si sono conosciuti e piaciuti. Michele lo ha coinvolto nella sua nuova battaglia: diventare radioamatore. «Quando mi ha proposto la cosa - dice Piero Arianos sono rimasto un po’ titubante. Bisognava superare scogli tecnici non indifferenti». Lui e gli altri «pirati dell’etere» di Rosta si sono messi d’impegno. Con l’aiuto dei tecnici della Sr Labs di Milano, l’azienda che fornisce a Michele l’attrezzatura per parlare con gli occhi, e talvolta lo «sfrutta» come collaboratore per testare nuovi apparecchi, hanno trovato la soluzione. Un po’ di microchip, due antenne sul tetto di casa, a Beinasco, e un pizzico di ingegno. Un gioco.

Michele ha sostenuto l’esame da radioamatore e conseguito il patentino ministeriale. Adesso è uno dei trentamila viaggiatori dell’etere sparsi in Italia. Quelli che nell’era di internet e Skype continuano a dialogare col mondo con il vecchio «baracchino». Quelli che si mettono lì, di fronte alla loro creatura di transistor e manopole, e ripetono trepidanti al microfono la chiamata generale: «CQ, CQ, 1 Tango zero, Zulu...». E poi aspettano fiduciosi la risposta di una voce amica. Il «baracchino è il Facebook dell’etere.

Michele è felicissimo del risultato. «Già è complicato far parlare un muto, ma lo è ancor di più consentirgli di gestire tutte le funzioni della ricetrasmittente in totale autonomia con il solo movimento degli occhi». Da quando è «in onda», come dice lui, ha già attraversato l’Italia. «Ho trovato un amico a Messina». Sì, ha ragione lui: nel cielo delle onde radio non esistono barriere.

 

Fonte: La Stampa

 

IZ1TSN