AMARCORD – RICORDI DI UN TEMPO ORMAI TRASCORSO
19 Luglio 1970 - MONTE BEIGUA entra in funzione il primo ripetitore per radioamatori
italiano, poi diventato R3

 

Era una domenica, quel 19 luglio del 1970, quando io e I1BHN mettemmo in funzione il primo ripetitore VHF ad uso radioamatoriale. C’era un grande timore, perché in quegli anni era quasi tutto vietato. Non si potevano usare apparati mobili installati sulle auto e solo la presenza di un’antenna sul tetto corrispondeva sicuramente ad essere fermati dalle pattuglie dei carabinieri o della polizia stradale. L’unica possibilità era lo spostamento temporaneo (massimo 15 giorni) dalla propria stazione ad un luogo fisso, previa richiesta in carta da bollo e autorizzazione del ministero.

 

Così aggirammo l’ostacolo: i primi 15 giorni chiesi con telegramma l’autorizzazione allo spostamento dalla mia sede di Monza al Monte Beigua e i successivi 15 giorni la richiesta venne fatta da I1BHN. Ci alternammo così per circa tre mesi e poi vedendo che il ministero non ci rispondeva più, decidemmo di continuare senza chiedere ulteriori autorizzazioni. Fu un grande successo da ogni parte d’Italia e non solo.

 

A dicembre un radioamatore di Milano, mi chiese di costruirgli un ripetitore analogo da montare sul Monte Penice che prese il nome di Beatrice. A quel tempo non c’erano norme sui ripetitori e la mancanza di esperienza ed anche di componenti adatti, ci indirizzò sull’utilizzo di uno shift di 1,9 MHz. Frequenza di entrata 145,950 MHz e di uscita 144,050 MHz.

 

Come antenne impiegammo dei pannelli preesistenti di un vecchio ponte radio VHF ad uso commerciale. L’apparecchiatura utilizzava come trasmettitore e ricevitore parti di un CTR 80 della Magneti Marelli, mentre l’apparato di telecomando e servizio del ripetitore era stato da me realizzato in Telettra dove allora lavoravo.

Era importante, in quel tempo, avere il controllo del ripetitore e di accenderlo solo alcune ore al giorno. Per il sistema di accensione avevo utilizzato il dispositivo di allarme del treno ad alta velocità che era già a quei tempi allo studio. Non esistevano a quel tempo tutti quei sistemi che furono disponibili negli anni successivi, quali: DTMF, risuonatori a diapason etc.

 

Per il duplexer mi arrangiai con quello che si trovava allora. Le cavità commerciali erano progettate per uno shift di 4,6 MHz e alle nostre esigenze davano perdite inaccettabili. Quarti d’onda e qualche cavità risolse il problema. La paura era tanta ma altrettanto la soddisfazione.

 

Ci fu poi la dura battaglia contro i fulmini che fu vinta grazie ad un dispositivo creato dall’amico Luigi Costa. Bruciarono gli apparati, furono sostituiti, cambiammo il sistema di antenne e via con i viaggi da Milano al Beigua. Con quel ponte collegammo: Sant'Agata di Militello, Firenze e Basilea in Svizzera. Poi cominciò la proliferazione, la guerra con l’ARI, ma questa è un’altra storia.

 

Carlo Muzio (I2MZC)

 

Fonte: ARI MIlano

 

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