Fastweb, Vodafone e Wind annunciano un network di prossima generazione alternativo a quello di Telecom. 2,5 miliardi in 5 anni per coprire le prime 15 città italiane con connettività a 100 megabit. Test a Roma da luglio

MILANO - I tre principali operatori alternativi a Telecom provano a portare l'Italia verso il futuro delle telecomunicazioni. Gli amministratori delegati di Fastweb, Wind e Vodafone hanno annunciato oggi il piano per creare una nuova rete in fibra ottica per portare nelle case degli italiani accessi internet a 100 Megabit e oltre, molto più veloci di quelli disponibili ora. La realizzeranno insieme, in modalità congiunta, con una società ad hoc. Copriranno le 15 maggiori città italiane entro cinque anni (circa 10 milioni di utenti), investendo 2,5 miliardi di euro. L'obiettivo a tendere è però ancora più ambizioso: raggiungere tutte le città con oltre 20 mila abitanti, pari al 50 per cento della popolazione italiana e a circa 500 comuni, con un investimento totale di 8,5 miliardi di euro da fare in 5-10 anni.

La prima fase è un progetto pilota che partirà entro luglio, nel quartiere Fleming di Roma, dove i tre operatori copriranno con fibra ottica 7.400 unità abitative. Gli amministratori delegati delle aziende promotrici ribadiscono che il progetto è aperto all'ingresso di Telecom Italia e di qualsiasi altro soggetto pubblico o privato. Chiedono al governo di creare una "società della fibra" chiamando al tavolo tutti gli operatori e le istituzioni. "Ma non chiediamo finanziamenti pubblici oltre al normale coinvolgimento della cassa depositi e prestiti", ha precisato Paolo Bertoluzzo, amministratore delegato di Vodafone. Il messaggio tra le righe è chiaro: gli operatori non si aspettano che lo Stato contribuisca economicamente al progetto, ma auspicano un ruolo istituzionale di guida, teso a far collaborare alla nuova rete tutti i soggetti.

Paolo Romani, vice ministro con delega alle Comunicazioni, si è detto soddisfatto che i tre operatori non chiedano il sostegno economico dello Stato, confermando implicitamente che il governo, a differenza di quanto sta avvenendo in molti dei principali Paesi evoluti (tra cui la vicina Francia), non ha in mente di finanziare una nuova rete.

Un punto sul quale anche gli amministratori delegati dei tre operatori hanno voluto dire la loro: è importante "partire subito, basta discutere", ha detto Luigi Gubitosi, di Wind. "Le nazioni rilevanti stanno già costruendo una nuova rete", gli ha fatto eco Carsten Schloter, di Fastweb. Insomma, l'Italia sta perdendo tempo sulla strada del futuro, anche per l'inerzia del governo.

Il progetto deve superare una grossa incognita: non potrà essere sostenibile, economicamente, se tutti i soggetti non faranno sistema collaborando a una sola rete. "Il mercato italiano è in grado di ripagare una sola rete di nuova generazione e la dimensione finanziaria dell'iniziativa richiede necessariamente la concreta disponibilità a un progetto di condivisione degli investimenti", si legge nella nota di presentazione del progetto. La conferma è nelle dichiarazioni del presidente di Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) Corrado Calabro e di Romani, nei giorni scorsi: entrambi hanno ricordato che senza il supporto di Telecom Italia quest'iniziativa è troppo debole per reggersi. Franco Bernabé, amministratore delegato dell'ex monopolista, a riguardo però è stato netto: sì a una collaborazione, ma no a fare insieme una nuova rete. L'idea quindi è che Telecom condividerà alcune infrastrutture (come già fa con Fastweb), ma non si affiancherà ai tre nel progetto di una rete comune. "Non cambieremo i nostri programmi di investimento sulla rete", ha detto Bernabé.

Telecom dunque continuerà a correre da sola, con un piano di rete di nuova generazione già annunciato. Una sperimentazione è in corso a Milano, dove però la fibra ottica non arriva dentro gli appartamenti, ma si ferma alla base del palazzo (la velocità è quindi di 50 Megabit). L'obiettivo è coprire entro il 2011 tutto il capoluogo lombardo, il 70 per cento di Roma, il 58 per cento di Torino, il 50 per cento di Napoli e il 30 per cento di altre 16 città. Bisognerà vedere se la collaborazione limitata dello Stato e di Telecom sarà sufficiente a garantire un futuro alla nuova rete pensata dai tre operatori.
Fonte: Repubblica.it